Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. (Is 9,1-2)
Con queste parole profetiche che aprono la liturgia della Parola nella Messa della notte di Natale vogliamo rivolgere a tutti e a ciascuno di voi i nostri auguri natalizi.
La sensazione di abitare in una terra tenebrosa spesso raggiunge e condiziona tanti uomini e donne del nostro tempo che per diverse ragioni faticano a trovare speranza e a vivere l’attesa del compiersi di una promessa di salvezza che Dio non cessa di ripetere all’uomo di ogni luogo e di ogni tempo.
L’attesa è forse per noi, per il nostro mondo, per la nostra società e cultura qualcosa di lontano e privo di significato, qualcosa che oggi non ha più niente da dire allo stile di vita dell’uomo del terzo millennio, qualcosa da eliminare o ridurre il più possibile, pensiamo alla velocità con cui le informazioni circolano da un capo all’altro del mondo, la celerità impaziente con cui si pretende tutto da tutti, il non saper più attendere neppure le cose più belle e importanti che hanno in sé un grande valore umano e affettivo. Il mondo di oggi ha perso la propria capacità di attendere e di conseguenza la stessa attesa si è fatta insipida e sbiadita.
Ma in tutto questo ci avviciniamo a quel giorno, il Natale, che Israele ha atteso per secoli con ansia, gioia e trepidazione e che ancora oggi è fonte di quella gioia e di quella pace che risplendono meravigliosamente nella grotta di Betlemme.
Un po’ come i pastori, desideriamo andare a Betlemme per lasciarci illuminare dall’incontro con il Dio Salvatore, fonte di gioia. Andiamo per lasciarsi stupire da Lui che con il suo sguardo ci ridona speranza per la nostra storia e le nostre storie.
E attingiamo alla pace che Cristo, re della pace, è venuto a portare nel mondo con il suo Natale e che torna per noi urgente e attuale in un tempo lacerato da una guerra che inutilmente sta dilaniando il cuore della nostra Europa portando dolore e distruzione.
Sia allora questo Natale occasione favorevole per fermarci un attimo e vivere in pienezza le cose vere ed essenziali con la capacità di guardare a quel bambino deposto nella mangiatoia, promessa delle attese antiche e fonte della nostra salvezza. Buon Natale a tutti.
don Massimo e don Riccardo