Vogliamo vedere Gesù. Questo desiderio espresso dai Greci diventa occasione per Gesù di allargare lo sguardo oltre la contingenza. Se infatti i Greci – e come loro tutti – desiderano davvero vederlo, d’ora in poi potranno farlo ma a condizione di educare lo sguardo, perché una cosa è guardare, altra vedere. Per vedere bisogna saper riconoscere, e per riconoscere contemplare: andare oltre le apparenze per cogliere in profondità il mistero di Dio.
Il Vangelo di questa quinta Domenica di Quaresima, attraverso le parole di Gesù, ci suggerisce tre modi per educare così il nostro sguardo.
Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto. L’accento cade sulla fecondità del seme, sulla vita che nasce da quel seme che muore, sulla vita generata dalla Pasqua di Cristo, dal suo mistero di morte e resurrezione. Contemplare il mistero pasquale è vedere Gesù!
Se uno mi vuole servire mi segua. Seguire Cristo è il modo migliore per vederlo; unica visione che ci è concessa è la sequela. Il Vangelo lo si conosce non ascoltandolo, ma vivendolo. “Fare il Vangelo” è seguire e vedere Cristo.
Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me. La croce di Cristo rende visibile l’amore di Dio e la salvezza dell’uomo. Gesù lo vedranno, i Greci e tutti – e anche noi – solamente quando sarà innalzato da terra, perché in questo ci attira a sé.
Siamo stati condotti sulla soglia della Settimana Santa, perché possiamo prepararci a vivere il mistero pasquale di Cristo non da spettatori che si fermano a guardare, ma con lo sguardo della contemplazione che ci permette di entrare in questo grande dono di amore e di salvezza.
donMassimo