La liturgia ci sta preparando a comprendere, ricevere e celebrare il mistero della Pasqua; nel Vangelo di questa quarta Domenica di Quaresima, in modo particolare possiamo coglierne alcuni aspetti.
La salvezza, non la condanna, è il fine dell’invio del Figlio da parte del Padre. Questa è l’intenzione paterna di Dio, il senso del suo amore che si esprime nel dono del Figlio. Anche la Chiesa, ovvero anche noi, siamo chiamati a partecipare a questo modo di agire di Dio: siamo mandati tra gli uomini (la S. Messa si conclude con le parole “andate in pace”!) per narrare l’unica cosa salvifica e necessaria, la misericordia di Dio.
Il dono che Cristo è, non cerca reciprocità: “come il Padre ha amato me, così io ho amato voi” (Gv 15,9); “come io ho amato voi, così voi amatevi gli uni gli altri” (Gv 13,34); l’amore che proviene da Dio resta aperto e dona vita, è generativo, creativo, il dono del Figlio è volto a dare vita agli uomini. Per questo “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”.
Questo amore è culminato nella morte in croce, che Giovanni chiama “innalzamento”. Come Mosè, obbedendo al comando misericordioso di Dio, innalzò il serpente nel deserto perché chi lo guardava trovasse vita e guarigione, così “l’innalzamento del Figlio dell’uomo” è il compimento della misericordia divina per la salvezza dei credenti. Nel Cristo crocifisso vediamo la misericordia di Dio che perdona i nostri peccati manifestando il suo amore salvifico.
donMassimo